Free Tibet

Oggi davanti a Montecitorio alle 15,30 ci sarà un sit-it con monaci tibetani e attivisti in commemorazione del cinquantesimo anniversario dell'invasione cinese del Tibet. Poi partirà una fiaccolata silenziosa che raggiungerà il colosseo.

Il 10 marzo 1959 l'esercito di "liberazione" maoista cinese reprimeva nel sangue un'insurrezione popolare nella capitale tibetana di Lhasa. Da quella data l'intero Tibet passò definitivamente sotto il controllo militare e politico cinese. Il Dalai Lama fu costretto alla fuga in India, per evitare la propria uccisione. Da allora in Tibet regna la legge marziale. Campi di concentramento ospitano migliaia di persone il cui solo crimine è il rifiuto dell'ideologia del "materialismo storico" comunista, nella forma della mancata abiura delle proprie convinzioni religiose e della mancata adesione formale agli ideali politici di Pechino.

Tesori d'arte e interi monasteri sono stati distrutti col fuoco, specialmente negli anni '60, durante la "rivoluzione culturale", con cui Mao decise di sradicare ogni sentimento popolare del quale potesse rinvenirsi un'origine "tradizionale" e "antirivoluzionaria". Milioni di esseri umani sono stati torturati e uccisi, non solo in Tibet, ma nell'intera Cina. Si volevano colpire gli atteggiamenti e le credenze buddhiste, taoiste e confuciane. Spesso, una delle tecniche, era quella di spingere i figli a rinnegare i genitori, e anche a ucciderli, per mostrare zelo rivoluzionario e fedeltà al partito. In Tibet, la violenza prese di mira soprattutto i monaci, accusati di essere signorotti feudali sfruttatori di contadini. La tortura sistematica e la detenzione nei campi di concentramento sono stati e sono tuttora il metodo principale di "rieducare" e "liberare" il popolo tibetano dall'oppressione capitalistica e religiosa. Il Tibet è oggetto di un genocidio culturale, il tibetano è proibito, i giovani devono imparare solo il cinese, la devozione religiosa è semi-illegale e persino tenere un'immagine del Dalai Lama può condurre un tibetano in carcere.

Pochi giorni fa, un monaco s'è dato fuoco per portesta in una delle regioni tibetane. Le violenze del regime si stanno esasperando in questi giorni, perché l'imminenza della ricorrenza del cinquantesimo anniversario della sommossa di Lhasa coincide con quello del 10 marzo scorso, in cui scoppiarono sommosse a Lhasa e furono represse nel sangue.

Manifestare pacificamente e in silenzio martedi prossimo è un modo per star vicino a questa gente che soffre violenze atroci da 50 anni.

0 comments: