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Un mondo (e un Paese) sbagliato

(by Francesco + Beppe Grillo)

Sono stato alla manifestazione di Campo de' fiori per il Tibet. Molto bella. Poca gente, ma buona. Ai più, del Tibet continua a non fregare un cazzo. Kissà perché... boh! Anyway, vi copio qui sotto un post di Grillo sul tema.

Prima del post, vi segnalo un libro moooooooolto interessante che sto leggendo: "Un mondo sbagliato", di Jim Mason, ed. Sonda. L'autore esamina le radici culturali dei mali del pianeta: violenza sulle donne, maschilismo, sessismo, violenza sugli animali, guerra, schiavitù, sfruttamento economico, colonialismo, razzismo e omofobia. E ne diagnostica l'origine, in modo veramente suggestivo e geniale, in ciò che lui chiama "ideologia del dominio": ovvero la posizione culturale che assegna all'uomo il dominio sugli altri animali e sulla natura, inventando un dio maschile creatore e onnipotente e designando l'uomo come il "custode" del creato. Da questa ideologia seguono i mali di cui sopra, in modi complessi e magistralmente analizzati dall'autore.

Ma l'idea più interessante del libro è l'origine culturale di questa ideologia del dominio: veicolata dall'ebraismo (civiltà nomade pastorale monoteista e maschilista), dall'antica cultura greca (una "democrazia" fondata sulla schiavitù e sulla segregazione delle donne, nonché sulla pastorizia), dall'impero di Roma (culla del fascismo, del colonialismo e dei combattimenti animali) e da cristianesimo e islam in seguito, tale ideologia viene da molto più lontano: precisamente, dalle culture pastorali del medio oriente, in ciò che oggi è l'Iraq.
L'autore dimostra in modo sorprendente come la domesticazione e successiva riduzione in schiavitù di cavalli, cammelli, pecore, capre e bovini in medio oriente abbia permesso a quei popoli pastorali seminomadi, già culturalmente aggressivi e bellicosi (com'è noto che sono tutte le culture arcaiche pastorali, prive di terra e alla continua ricerca di nuovi pascoli da rubare alle popolazioni stanziali agricole) progressi militari ed economici tali da sviluppare una cultura umana del tutto nuova per il pianeta: violenta, fondata sullo stato-nazione imperiale, specista, espansionistica, monoteista, maschilista, patriarcale e militarista.
Con essa s'è lacerato l'antichissimo legame dell'uomo con la natura e sono sorti lo sfruttamento animale e la supremazia maschile sulle donne. Questa cultura s'è espansa diffondendo le sue idee e il suo stile di vita in tutto il bacino del mediterraneo, spazzando via le precedenti culture matriarcali stanziali e pacifiche, fondate sull'agricoltura e la raccolta, e caratterizzate da religioni "femminili" (culti di fecondità, egualitarismo, matriarcato, vegetarismo). Con l'imperialismo romano questa ideologia di dominio s'è diffusa in tutto l'occidente. E col colonialismo economico occidentale degli ultimi 3 secoli, in tutto il pianeta.

E' come se l'umanità a un certo punto nella storia, con gli imperi Sumeri-Assiri-Babilonesi, abbia reciso il suo ancestrale legame con la natura tramite la domesticazione animale (che ha consentito progressi agricoli e militari e ricchezze materiali mai viste prima in nessun'altra cultura umana) e abbia scelto così una strada segnata da violenza e sopraffazione. Strada che da allora in poi ha segnato purtroppo il successivo corso della storia. Il nostro rapporto con gli altri animali, la visione occidentale di essi dunque... il considerarli come merce, cibo, schiavi, potrebbe essere alla radice degli attuali mali del pianeta.

***

18 Marzo 2008 - da www.beppegrillo.it

Vieira - Dalai Lama 1-0

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Il massacro dei tibetani è sulle prime pagine dei più importanti giornali del mondo libero. Da noi è un po' meno presente. Questione di priorità. In Italia l'informazione è serva, ma in modo comico, surreale, cialtronesco. Gli articoli sono palle colorate lanciate in aria dai clown dell'informazione assunti come direttori di giornali.

Il Corriere della Sera di ieri. Prima pagina. Foto centrale con "Vieira fa gol per Mancini" , 12 cm x 14,5, e sulla destra un titolo "Marina fa l'elogio di Luxuria, 2 cm x 11,5. In alto a destra un richiamo al Dalai Lama, 5 cm x 5,5 titolo e inizio articolo compresi e subito sotto un lancio dell'intervista a Andrè Glucksmann "Boicottare i Giochi non serve a nulla", 6,5 cm x 5,5: un centimetro più del Dalai Lama.

Il lettore che ripone la sua fiducia in Paolo Mieli e nel "salotto buono" del Corriere si inoltra a questo punto nella lettura delle pagine interne. Cerca, come è naturale, la notizia del giorno. Tibet, Lhasa, Dalai Lama, Cina, Giochi Olimpici. Pagina 2 e 3 sono dedicate alle amministrative in Francia. Certo, sono importanti, ma il Tibet? Sfogliamo. A pagina 5, dopo la pubblicità, c'è una foto di Testa d'Asfalto, 13 cm x 13,5, sotto il titolo "Protesta sulle pensioni, Berlusconi frena", 28,5 cm x 1,5. Andiamo avanti. Pagina 6 è dedicata a "La cura Air France all'esame del governo", titolo da 29,5 cm x 1 e due foto 2 cm x 2 della coppia Formigoni - D'Alema con le loro dichiarazioni in box virgolettati da 7 cm x 2.

Dopo le fondamentali opinioni dei nostri statisti Lhasa può sempre attendere. Doppia pagina 8/9 sul servizio "Emergenza imballaggi", titolo monstre 24,5 cm x 2,5 e una foto con gli ortaggi di stagione 37 cm x 24. Pagina 10 e 11 a questo punto non ci deludono. Della repressione cinese ancora non c'è una riga, ma le interviste riportate sono fondamentali. Titoli: "Veltroni sfida il Cavaliere. Siete voi che copiate" 17 cm x 3, "Capotondi: non corro, vorrei Silvio e Walter insieme" 26 cm x 1, "Mussi, il trapianto e la politica. Mi ha salvato mia moglie", 17 cm x 3. E' presente in una colonna personale di 33 cm x 4 anche l'immancabile monito dal Colle "Napolitano: politica urlata un danno alle istituzioni".

Sfinito, anche il più accanito lettore di Romano e Severgnini non si aspetta più nulla sul Dalai Lama e, infatti, lo accolgono a pagina 12 la pubblicità e a pagina 13 a famiglia Berlusconi, mezza pagina a testa per il papà Silvio e la figlia Marina. In alto: "Berlusconi: urne, c'è il rischio di brogli", 25 cm x 1,5 e, sopra il titolo, "Per vigilare sulle elezioni ci sarà l'esercito dei difensori della libertà. E ricorda la prima fidanzata" 23 cm x 0,5. Sotto: "Marina a sorpresa: mi piace Luxuria è preparata e spiritosa" 9,5 cm x 4. Le foto del papà con folla adorante, 26, 5 cm x 7,5, e della figlia, 15 cm x 9,5, completano la pagina. Ma non bisogna mai disperare. Infatti, a pagina 14 c'è il Tibet con il titolo su due righe "In Tibet genocidio culturale. Ma no al boicottaggio dei Giochi" 21, 5 cm x 3 e a pagina 15, a fronte l'intervista a Glucksmann "Disertare Pechino? Così non serve" 20,5 cm x 1,5. Il messaggio di pagina 14 e 15 è quello di non disertare i Giochi. La libertà del Tibet può attendere.
Per curiosità ho confrontato il Corriere con il Financial Times di ieri.

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Foto centrale della prima pagina con la protesta dei monaci 21,5 cm x 11,5, titolo "Chinese seal off Tibetan capital" 3,5 cm x 3, 5. Subito a pagina 2 un articolo su Lhasa, titolo "Tibetans' grievances with Beijing spill over violence" 11 cm x 3,5, foto di un tibetano in esilio 17 cm x 7,5. Leggete con il righello.
Vieira batte Dalai Lama 1-0. Libera informazione in libero Stato. V2 day 25 aprile.

Cosmetica cruelty-free

La maggior parte di noi non sa che la quasi totalità dei cosmetici e detergenti generalmente usati, quelli da supermercato per intenderci, viene prodotta mediante la sistematica tortura di animali "da laboratorio".

Perché questo? Il motivo diretto è una legge del nostro paese che impone di sperimentare su animali gli ingredienti di qualunque nuovo prodotto cosmetico o detergente, prima di metterlo in commercio. Questa disposizione apparentemente benigna è doppiamente ingiusta: primo, perché la sperimentazione su animali non può dare risultati scientificamente certi sulla innocuità del prodotto per l'uomo (dato che l'uomo appartiene a una specie diversa dagli animali su cui si sperimenta). Sicché, in realtà, le vere "cavie" delle sostanze chimiche contenute in ogni shampoo o dentifricio o detersivo siamo noi che li usiamo e i risultati si vedranno nel lungo termine; secondo, perché alimenta la florida industria degli allevatori di animali da "usare" per gli esperimenti, e le industrie collegate (produttori di mangimi, gabbie, ecc.).

Ci si potrebbe chiedere perché sia necessario iniettare sostanze chimiche negli occhi di un coniglio o nello stomaco di un gatto, per vedere se la sostanza che si è andata a pescare (per es. per rendere un nuovo shampoo più invitante per i consumatori, magari raccontando che alliscia i capelli crespi o li "nutre", o altre cazzate simili..) possa per caso risultare irritante, possa accecare il povero animale o provocargli emorragie interne...
Va poi detto che ogni animale torturato con questi esperimenti, anche se esce indenne dal test, viene poi ucciso, perché non più idoneo a nuovi esperimenti in quanto il suo organismo non è più "vergine" alle altre sostanze chimiche, essendo già entrato in contatto con quelle dell'esperimento precedente.

Perché siamo arrivati a questo? E' veramente necessario torturare animali per lavarci? Chiunque non sia completamente rimbecillito dalla pubblicità intuisce bene che per lavarsi i capelli o i denti, fare la doccia, una lavatrice o pulire i pavimenti, basta dell'acqua e pochi ingredienti di origine vegetale.
Ci siamo arrivati perché l'industria cosmetica segue i dettami della massimizzazione del profitto ad ogni costo, esattamente come tutte le altre industrie. E perché la cultura occidentale che ha colonizzato nei secoli scorsi l'intero pianeta si regge su certi assiomi e certe idee nei confronti degli altri animali e della natura, di origine cartesiana, che è difficile cambiare dall'oggi al domani, e che condizionano tuttora il mercato, la mentalità comune e le leggi dello stato. Il tutto viene poi tenuto in vita dall'ignoranza della massa e dall'indifferenza dei pochi che sanno.

Allora cosa fare? Nessuno di noi, credo, sarebbe felice di contribuire coi propri soldi all'industria della tortura di topi, gatti, conigli e cani solo per far posto sugli scaffali di un supermercato a a una nuova crema antirughe o a un nuovo shampoo dotato del potere di allisciare i capelli o di renderli morbidi e setosi. Ammesso che si creda in queste proprietà del prodotto, non penso che si sarebbe felici di sapere che il prezzo di tali propretà è la vivisezione.

La risposta è semplice: facciamo pace con gli altri animali, col nostro corpo e con l'ambiente e iniziamo a boicottare quei prodotti - oltretutto pieni di sostanze chimiche per nulla sicure per la nostra salute, come l'onnipresente sodium laureth sulfate, e altre sostanze, derivate dal petrolio, inquinanti, non biodegradabili, ecc. - e a comprare prodotti alternativi come quelli indicati in questo sito: http://www.consumoconsapevole.org/07cosmetici-d.html

(by Francesco)

Se questo è un uomo

da dove viene la carne che mangiamo, i cosmetici che usiamo?
"Meditate che questo è [stato]..."
** Attenzione! Le immagini che seguono possono urtare la vostra sensibilità **


i viaggi per mare consiglia la visione del documentario
EARTHLINGS (Shaun Monson, USA 2003)_


** RIDUCI IL TUO CONSUMO DI ALIMENTI DERIVANTI **
** DALLO SFRUTTAMENTO ANIMALE **


boicotta l'industria della carne

Veggie Pride

Manifesto politico degli organizzatori del
Veggie Pride - 17 maggio 2008
Roma e Parigi

http://www.veggiepride.it/


Noi vogliamo:


Affermare il nostro orgoglio di rifiutare di far uccidere animali per il nostro consumo

Rifiutare di rubare a degli esseri senzienti l'unico bene che possiedono, la loro carne, la loro vita; rifiutare di partecipare ad un sistema concentrazionario che trasforma quella vita in un inferno permanente; rifiutare di fare tutto questo per il solo piacere del gusto, per abitudine, per tradizione: tale rifiuto dovrebbe essere il minimo che si possa fare.
Ma sappiamo quanto sia difficile, quando ottusa violenza e pregiudizio sono la norma sociale, dire di no.
Noi vogliamo affermare il nostro orgoglio di dire quel "no".

Denunciare la vegefobia

E invece si cerca di farci vergognare per questo rifiuto. Il vegetarismo viene negato, ignorato, schernito, emarginato, quando non diffamato.
Il vegetarismo pone in discussione la legittimità dell'imprigionamento e dell'uccisione di miliardi di animali. La sua mera esistenza rompe l'omertà. Ecco il motivo dello scherno e dell'odio vegefobici.
Certo, si tollera il vegetarismo inoffensivo, quello che si propone come semplice scelta personale motivata dalla ripugnanza per il sangue, da preoccupazioni per la salute, per l'ecologia o da un nobile ascetismo. Ma guai a noi se contestiamo apertamente la normalità del mattatoio.
Si comincia con il deridere. Preoccuparsi di galline e di mucche è, a quanto pare, ridicolo. Il ridicolo reprime le idee che disturbano, senza nenche dover ricorrere ad argomenti.
Ma se non ci pieghiamo, la derisione diventa astio. Eravamo dei clown, eccoci diventati mostri. Traditori della nostra specie alla quale vogliamo negare dei diritti. Genitori indegni, che privano i loro figli delle gioie e delle virtù dell'alimentazione carnivora. Simili ai nazisti solo perché pare che Hitler amasse i cani. Setta intollerante solo perché non pensiamo come gli altri.
Veniamo accusati di essere terroristi. O di idolatrare la natura. O di trasgredire le sue leggi. Ogni pretesto può servire per deformare le nostre parole. Per deriderci, per escluderci simbolicamente dalla società.
Noi rifiutiamo di vergognarci della nostra compassione. Non vogliamo più nasconderci. Non vogliamo più scusarci di non voler uccidere. Siamo qui, esistiamo, pensiamo e lo diciamo.

Affermare la nostra esistenza

In tutto il mondo siamo già milioni a dire di no al massacro. Molte civiltà sono state incerte sulla legittimità del carnivorismo. Eppure la questione viene sistematicamente ignorata. Il vegetarismo viene cancellato dai manuali e dalle biografie. È noto l'impegno di Capitini nel movimento nonviolento, ma nulla si dice sulla sua scelta vegetariana.
"L'uomo che mangia la carne o il cacciatore che si adegua alla crudeltà della natura conferma a ogni boccone di carne o di pesce che il diritto si fonda sulla forza." - Isaac Bashevis Singer, premio Nobel per la letteratura.
Affermare la nostra esistenza, manifestare pubblicamente che viviamo senza mangiare la carne, serve a dimostrare che ciò è possibile. Non mangiamo né mucche né maiali, né polli né pesci né gamberi. E viviamo, proprio come tutti, piaccia o no agli "specialisti" mediatici la cui "scienza" consiste nel negare la realtà. Né il vegetarismo, né il veganismo (che esclude tutti i prodotti dello sfruttamento animale, latte e uova compresi) provocano danni alla salute - anzi, i dati disponibili tendono piuttosto a dimostrare il contrario.
Uccidere per vivere non è una fatalità. Non è una necessità né individuale né collettiva dato che gli animali di allevamento consumano molto più cibo di quanto le loro carni morte non forniscano. Eppure, il denaro pubblico viene massicciamente speso per sostenere l'allevamento e la pesca.

Difendere i nostri diritti

Agli animali allevati e uccisi non si riconosce alcun diritto; ma a noi che siamo solidali con loro ne vengono riconosciuti, almeno teoricamente. Intendiamo esercitare pienamente i nostri diritti, perché sono i nostri, e perché sono i loro: sono gli unici diritti che essi oggi, indirettamente, posseggano.
Abbiamo il diritto di poter mangiare correttamente nelle mense, al lavoro, a scuola e in ogni luogo collettivo. Abbiamo il diritto di crescere i nostri figli senza imporre loro i prodotti del mattatoio.
Chiediamo che le nostre tasse non vengano più utilizzate per pagare la carne o il pesce degli altri.
Vogliamo rompere il silenzio che occulta le nostre azioni e le nostre idee. Vogliamo che non esista più, come unico discorso pubblico sull'argomento, quello dei produttori di carne e degli intellettuali carnivori.
Chiediamo che venga accettato il dibattito.

Siamo lo specchio della vostra cattiva coscienza e questo specchio non si nasconderà più.

Di fronte alle immagini dei mucchi di cadaveri di animali "distrutti" a causa della BSE o dell'afta epizootica, eravamo gli unici a non provare vergogna. Per noi. Ci vergognavamo per gli altri.
Sopratutto, provavamo dolore. Se teniamo ad affermare il nostro orgoglio di rifiutare la barbarie certo non ne traiamo soddisfazione. Gli animali vengono massacrati a miliardi. Li si considera muti, le loro grida non contano. Noi parleremo per loro finché il massacro non cesserà.

Siamo animali solidali con tutti gli animali!

L'alimentazione vegana

Quando si pensa a qualcuno che vive senza mangiare carne né alcun altro prodotto d'origine animale si è subito portati a immaginarlo come una persona ad alto rischio di carenze alimentari. Siamo culturalmente condizionati a generare questo tipo di pensieri. E ciò non solo perché l'industria dello sfruttamento animale a scopo alimentare è una delle più potenti del pianeta, ben collegata ai media e riverita da tutti i governi. Ma perché da quando esiste la società umana esiste anche lo sfruttamento degli animali non umani per scopi alimentari. Tanto che a molti il nutrirsi di carne appare come una delle conquiste della "civiltà". Altri invece lo considerano un fatto naturale, ordinato in qualche modo dalla biologia stessa...

Si potrebbe parlare molto di quanto "naturale" sia mangiare animali per un Homo sapiens sapiens, sempre che prima ci si sia accordati su cosa l'aggettivo "naturale" voglia esattamente dire... Con una certa approssimazione, si potrebbe dire che la dieta per noi più "naturale" sia quella che seguivano i primi esemplari della nostra specie - nella misura in cui loro senz'altro più di noi "seguivano" ciò che la "natura" li spingeva a fare. Ma il concetto stesso di "natura" è opinabile e culturalmente condizionato, e dunque tutto il discorso lo si deve fare con riserva.
Non sappiamo esattamente di cosa quegli individui si nutrissero, ma sembra che la maggior parte del fabbisogno calorico fosse garantita da semi, frutta e radici selvatiche. La carne giocava un ruolo relativamente secondario, dato che la caccia alla grossa fauna era possibile solo in gruppo, ed era necessario poi l'uso del fuoco per rendere mangiabili i resti animali.

Quello che la biologia ci dice invece senza ombra di dubbio riguardo ai nostri progenitori, è che fossero degli onnivori. O meglio, degli "onnivori opportunisti", come si dice nel linguaggio scientifico. Ciò vuol dire che potevano mangiare praticamente tutto ciò che volevano e che riuscivano a trovare nel loro habitat. E che i loro organismi avevano acquisito la capacità di poter sopravvivere nutrendosi di un ampio ventaglio di cibi, senza dipendere strettamente da questo o quel cibo, e senza necessariamente doversi nutrire di "tutto" (errore questo molto comune, quando si pensa a un animale onnivoro).
In altre parole, potevano vivere in modo completamente vegetariano, in modo prevalentemente vegetariano (con un apporto di carne saltuario) o in modo prevalentemente carnivoro (dove l'abbondanza di carogne o di specie vive ma facilmente cacciabili consentiva questo stile di vita).
Dunque, se proprio vogliamo appellarci alla nostra biologia, dobbiamo partire dal fatto che siamo degli onnivori opportunisti. E dobbiamo concludere che il modo di mangiare per noi più "naturale" sia quello che ci scegliamo noi stessi, in base alle "opportunità" che la nostra vita ci consente.

Di fatto però, i più recenti studi confermano che una dieta completamente vegetariana è quella che maggiormente giova alla salute dell'Homo sapiens sapiens. I benefici più consistenti si riscontrano verso le malattie cardovascolari (infarto, ictus), molti tipi di cancro (particolarmente quello della prostata e dell'intestino) e verso le malattie degenerative senili (Parkinson, Alzheimer). Sembra anche che la durata della vita sia aumentata dalla dieta completamente vegetariana (vegana).

Il pensiero che chi esclude dalla propria dieta tutti i cibi d'origine animale rischi carenze nutrizionali è quindi privo di fondamento scientifico. Sembrerebbe sia necessario assumere la vitamina B12, ma nessuno studio è mai riuscito finora a dimostrare questo in modo del tutto convincente. La vitamina B12 è l'unica a non essere presente nei cibi d'origine vegetale (vi sarebbe in realtà presente naturalmente, prodotta dai funghi e dai batteri che vivono sulla superficie non trattata delle verdure allo stato naturale, ma i lavaggi e i trattamenti industriali impediscono questa eventualità). L'integrazione della vitamina B12 viene quindi attualmente consigliata, a scopo puramente precauzionale, a chi segua una dieta vegana.

Sempre a scopo precauzionale - dato che anche in questo caso nessuno studio ha mai documentato una maggior facilità a sviluppare carenze nutrizionali nei vegani piuttosto che negli onnivori - viene anche consigliata l'integrazione del calcio e della vitamina D (per quanto riguarda quest'ultima, specialmente a chi vive in climi dove l'irradiazione solare è bassa, e soprattutto in inverno: questo perché la vitamina D viene normalmente prodotta dall'organismo tramite l'esposizione della pelle alla luce solare).

Quanto al ferro, non c'è alcuna prova che un vegetariano possa essere soggetto ad anemia più facilmente di un onnivoro. Tuttavia, e anche qui a scopo precauzionale, per facilitare l'assunzione di questo minerale da fonti vegetali, viene consigliato di associare nello stesso pasto cibi ricchi di ferro (come i legumi) a cibi ricchi di vitamina C (come gli agrumi), poiché la vitamina C facilita l'assimilazione del ferro. Mentre è sconsigliato associare - per il motivo opposto - a cibi ricchi di ferro i cibi ricchi di calcio (come il tè, o i latticini), perché sembra ostacolino l'assunzione del ferro (sempre se associati nello stesso pasto).

Riguardo al calcio, i vegetariani non hanno alcun problema, poiché questo minerale è ben presente in un ampio numero di verdure. Inoltre, molti studi indicano che il bisogno di calcio per un vegetariano è inferiore a quello di un onnivoro. Questo perché una dieta onnivora introduce solitamente nell'organismo un eccesso di proteine (d'origine animale): un tale surplus proteico viene espulso con le urine, e in questo processo viene consumata una discreta quantità di calcio. Col tempo quindi una dieta onnivora, pur fornendo all'organismo un alto livello di calcio attraverso l'alimentazione, finisce per sottrargliene una quantità ingente per "riaggiustare" l'equilibrio nutritivo del corpo. Questa sottrazione di solito avviene attingendo alle "miniere" di calcio del nostro corpo: le ossa in primis. Ciò spiega come mai popolazioni storicamente vegetariane sembrano immuni verso malattie che comportano carenze di calcio nelle ossa, come l'osteoporosi - comunissima invece nelle società carnivore (l'osteoporosi è infatti considerata una delle cosiddette "malattie del benessere").

In conclusione, una dieta d'origine completamente vegetale (vegana) non pone alcun rischio di carenze, fintanto che venga ben bilanciata in vitamine e minerali e che risponda al fabbisogno calorico dell'individuo. Una base di cereali (pane, pasta, riso, mais, ecc.) associata a un apporto discreto di legumi (ceci, fagioli, lenticchie, soia, ecc.) fornisce tutte le proteine e gli amminoacidi essenziali all'organismo.
Non è necessario fare alcun equilibrismo, alcun salto mortale per armonizzare cereali e legumi nello stesso pasto, come si credeva fino a poco tempo fa. Né è imprescindibile assumere soia. La soia contiene tutti gli amminoacidi essenziali (i legumi nostrani, come ceci o fagioli, ne contengono la maggior parte); ma basta assumere ceci o fagioli assieme a cereali (per es. pane o pasta) ed ecco che gli amminoacidi essenziali sono garantiti dallo stesso pasto.
A questa base vanno aggiunti frutta e verdura - meglio se freschi e crudi, o cotti leggermente (una cottura intensa elimina gran parte dei nutrienti) - e possibilmente un pò di semi (sesamo, lino, ecc.) o frutta secca (mandorle, noci). Nient'altro è necessario per vivere in salute con una dieta vegetariana.

(by Francesco)

Regime pitagorico

Anche stavolta come in passato (specialmente quando si parla di "vegetarianismo"), questo articolo contiene in egual misura spunti interessanti ed affermazioni opinabili, che non ho voglia di star a rielaborare... beccatevelo così com'è!

CORPO SANO, ANIMA PURA: È IL TEOREMA DI PITAGORA
di Marino Niola

Pane e miele al mattino, verdura fresca la sera. è questo il teorema di Pitagora. La formula alimentare che mette matematicamente d'accordo la salute del corpo con la purezza dell'anima. Un modo di mangiare eticamente corretto. Senza deplorevoli spargimenti di sangue. L'inventore delle tabelline è il simbolo stesso del vegetarianesimo occidentale. Al punto che fino all'Ottocento, quando compare per la prima volta il termine vegetariano, qualunque regime privo di carne si chiama semplicemente pitagorico.

La scelta vegetariana non è solo roba da dietologi. Sin dall'origine è il controcanto nutrizionale di una filosofia.
È una moratoria alimentare proclamata in nome dei diritti del vivente. Pitagora crede che dopo la morte l'anima possa reincarnarsi negli animali. Ragion per cui mangiar carne è una cosa da cannibali. Oltre che da ottusi materialisti sempre pronti a menar le mani. Una bistecca sanguinolenta, oltre a togliere lucidità, rende feroci e spietati. Trasforma insomma l'uomo in lupo dell'altro uomo.

Se Pitagora in materia di proteine è integralista, il mite Socrate non gli è da meno. Per ragioni solo in parte nutrizionali, ma soprattutto etiche. E perfino politiche. La carne intossica l'anima e il corpo. Ma, quel che è peggio, fa male alla collettività. Per avere costolette per tutti è necessario intensificare l'allevamento a scapito dell'agricoltura con grave danno per la spesa sanitaria e per la pace. Più carne uguale più malattie, più lavoro per i medici, più guerre di espansione. Mentre frutta, verdura e legumi sono energia sostenibile. Un mangiare pacifista.

Di più, considerare gli animali degli esseri viventi, e non dei semplici alimenti a disposizione del signore del creato, innesca un circolo virtuoso tra ecologia e filantropia, animalismo e bontà. Plutarco, autore di un trattato contro la caccia, sostiene infatti che l'amore per gli animali educa gli uomini alla pietà verso i loro simili. E con anticipo di venti secoli sull'attuale argomento salutista, l'autore delle Vite parallele considera l'uomo vegetariano per natura. Perché il suo apparato digerente lo renderebbe intollerante a cosciotti, coratelle e spuntature. Il vegetariano, insomma mangia per vivere. Bene e in equilibrio con la natura. Il carnivoro invece vive per mangiare. Di tutto e di più.

Esattamente lo stesso argomento di Gandhi e di John Harvey Kellog, l'inventore dei corn flakes, la colazione pulita che ha fatto fuori il bacon. Al fondo del vegetarianesimo di ieri e di oggi c'è dunque un imperativo categorico che si traduce in regime alimentare. L'uomo non è il padrone del mondo. Gli animali gli sono fratelli e non sudditi.
È questo afflato equo e solidale verso il vivente che spiega la fortuna di erbe e legumi presso le anime belle di tutti i tempi. Da Platone a Leonardo, da Jean-Jacques Rousseau a Lev Tolstoj, da Albert Einstein ai Beatles, dal Dalai Lama a Tiziano Terzani, da Margherita Hack a Lisa Simpson. Unica eccezione che conferma la regola: Adolf Hitler.

Oggi i fan della proteina nonviolenta sono in crescita esponenziale. Un po' per ragioni salutiste, un po' per ragioni naturiste il vegetarianesimo, più o meno radicale, è entrato nel paniere del cittadino politically correct. Una sorta di obiezione di coscienza alimentare che ci libera dalle colpe della carne gratificando il nostro Super io neopitagorico. Così ci mettiamo a tavola finalmente in pace con il mondo. Senza doverci chiedere ogni volta di che cosa è morto il nostro cibo.

Se non ti ammali sei contro il sistema

La medicina ufficiale e le industrie chimiche-farmaceutiche
di Franco Libero Manco (Associazione Vegetariana Animalista “Armando D’Elia”, http://www.vegetariani-roma.it)

I medici, i ricercatori scientifici, i vivisettori, il personale ospedaliero, infermieristico, le industrie chimiche e farmaceutiche… Che cosa farebbe questo sconfinato esercito di persone se la gente non si ammalasse? Se la gente vivesse e si alimentasse in modo sano e naturale a che servirebbero i dottori e le medicine? Il modo migliore per consentire il perdurare di questa situazione di gente malaticcia e bisognosa di farmaci è fare in modo che mangi la carne, cibi raffinati, conservati, trattati ecc...
La salute non rende mentre la malattia dà sostentamento ad un esercito sconfinato di addetti ai lavori. E' vero, "la categoria dei medici e le industrie farmaceutiche esistono perché esiste la malattia" (come è altrettanto vero che la malattia esiste perché l'uomo vive male e si alimenta peggio) come è altrettanto vero che queste categorie non traggono alcun vantaggio da una popolazione in salute, se non quella di reclutare nuovi pazienti.

Tuttavia non credo (per mia buona fede) che questo meccanismo sia pensato e voluto, ma dal momento che questo dà lavoro ad un oceano di persone non conviene sia abolito facendo, tra l'altro, cambiare abitudini alla gente. Allo stesso modo per evitare che 60 milioni di persone restino senza lavoro non conviene abolire l'industria delle armi.

Se la gente smettesse di mangiare animali e derivati si verificherebbe:
  • Chiusura di 10 milioni di farmacie, sovraccariche di farmaci inutili e la conseguente riduzione del 90% dei prodotti venduti.
  • Impoverimento e degrado sociale dei cento milioni di medici: molti dei quali dovrebbero adattarsi a fare altri mestieri.
  • Un milione di fabbriche e piccole fabbriche di farmaci dovrebbero chiudere o cambiare attività e produrre altre cose.
  • 10 miliardi di animali detenuti dovrebbero essere liberati dalle catene dagli allevamenti e dalle gabbie dei mattatoi. Un milione di allevamenti e un milione di macelli dovrebbero chiudere i battenti.
  • Allevatori, macellai, commercianti di bestiame, operatori del grande settore carne e produzione casearia, pellami e concerie varie, industrie di smaltimento dei residui animali dovrebbero rassegnarsi ad una conversione delle loro attività.
  • Decine di istituti sanitari tipo FDA, WHO, OMS (Organizzazione Mondiale della Sanità) tornerebbero ad essere piccoli e modesti uffici di raccolta e distribuzione dati e non più santuari sanitari che impongono al mondo la loro egemonia.
  • Decine di migliaia di funzionari sanitari dovrebbero tornare a casa. Niente più fondi governativi multimiliardari per trucchi e buffonate gigantesche tipo Aids, Sars e simili. Niente più fiumi di denaro stanziati per una ricerca inutile, stupida e crudele.
Questo meccanismo infernale, in cui la popolazione ignara ne paga le conseguenze, con prezzi inimmaginabili in risorse umane, sofferenza e numero di morti, vuole che l'individuo continui a vivere (o sopravvivere) concedendosi tutte le deviazioni, i vizi e gli abusi che richiede la società opulenta; vuole che l'individuo non rinunci a nulla nell'illusione che la medicina può far vivere in salute anche violando le leggi naturali, che non rinunci a nessun piacere, che non capisca dov'è la causa delle sue disgrazie, che non abbia il senso critico e si fidi ciecamente di ciò che giornalmente propinano i mezzi di informazione televisivi al servizio delle grandi case farmaceutiche e consegni inerte e fiducioso nelle mani dei centri di potere politico ed economico delle multinazionali la propria salute e la propria vita, convinto che quel che dice la televisione torna a suo beneficio.

Abbiamo idea di quale rivoluzione può portare il regime vegetariano con il quale è possibile ridurre del 90% gli infarti, del 97% gli ictus e del 34% i cancri? Oltre, naturalmente, le altre molte patologie correlate al consumo di carne e derivati animali, quali ipertensione, obesità, diabete ecc.
E' chiaro che la filosofia dei vegetariani deve essere ostacolata e possibilmente denigrata avvisando la popolazione che i vegetariani rischiano carenze alimentari (mai riscontrate e mai denunciate dagli più accreditati istituti di ricerca e dagli scienziati non prezzolati). Che i vegetariani s'improvvisano conoscitori della "complicata" scienza della nutrizione mentre è necessario consultare e… pagare un nutrizionista la cui scienza dimostrerà che per stare bene in salute occorre mangiare di tutto, praticamente quello che fanno tutti, senza bisogno di pagare nessuno. Per milioni di anni la specie umana non ha avuto bisogno di nutrizionisti e di medicine, come tutte le altre specie dei viventi, ora ha bisogno dell'uno e dell'altro: sarà per questo che è così malaticcia?

Così vanno le cose.

go > veg_

C'è ki insiste
perché lo fa troppo arrabbiare il fatto ke il muro della segretezza eretto dal sistema con la maggior parte di noi funzioni benissimo.
Loro tengono nascoste le loro camere di tortura e noi lo accettiamo, gli facciamo il bel regalo di accettare questa invisibilità, questo invito a tapparsi gli occhi e le orecchie.
C'è ki proprio non riesce ad accettare che i suoi amici facciano il loro gioco, rifiutandosi di vedere coi loro occhi cosa c'è dietro il cibo non vegan e dietro le confezioni delle medicine e dei cosmetici che usiamo. Forse è naive, ma qualcosa in lui si rifiuta di prendere atto che i suoi amici sostanzialmente accettino tutto questo.
E crede ke se riesce a mostrargli la realtà, qualcosa possa scattare dentro di loro e possa spingerli a sfanculare questo sistema mostruoso che si regge solo sui soldi...

E quindi qualcuno continuerà a romperci le palle fin quando non ci convincerà, perké porca madoska, l'alternativa c'è! Esiste la medicina omeopatica e i prodotti a base di erbe, ke funzionano anche meglio di quella tradizionale e in più nemmeno fanno venire il cancro, e costano un quinto del prezzo. Ci sono cosmetici vegan. E sul cibo neanke parlarne...

Ke aspettiamo? Ci piace proprio continuare a far affluire i nostri soldi verso un'industria che si regge sulla tortura sistematica di altri esseri? Finanzieremmo i nazisti o i torturatori militari?