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NO alle "fiestas populares" spagnole!


IL CALENDARIO DEGLI ORRORI
(da http://www.atra.info)

Sono piú di 3000 le “fiestas” in Spagna in cui la gente si diverte a torturare e uccidere animali. Eccone alcuni esempi:

Gennaio
Manganeses Polverosa (Castilla Leon). Una capra viva viene gettata dal campanile della chiesa*.

Febbraio
Villanueva de la Vera (Extremadura). Un asinello cavalcato dall’uomo più grasso del villaggio, attraversa il paese attorniato dalla folla isterica che lo picchia selvaggiamente.

Marzo
Salas de los Infantes (Castilla-Leon). Polli e tacchini vengono uccisi a bastonate da ragazzi con gli occhi bendati, tra le urla della folla scatenata.

Aprile
Tordesillas (Castilla-Leon). Un toro viene rincorso e massacrato a colpi di lancia da un centinaio di uomini a cavallo. Vince la “lancia d’oro” chi riesce ad atterrare l’animale e a tagliargli i testicoli, mentre il toro è ancora vivo e cosciente.

Maggio
Benavente (Zamora). Diversi tori vengono strangolati lentamente con una corda legata al loro collo e tirata da 300 uomini.

Giugno
Coria (Caceres). La folla insegue dei tori attraverso le strade del villaggio lanciando loro freccette e mirando agli occhi. Quando gli animali si accasciano vengono castrati, mutilati e pugnalati fino alla morte.

Luglio
Carpio del Tajo (Castilla la Mancha). Dei cavalieri staccano la testa a oche vive appese a una corda stesa attraverso la piazza del mercato.

Agosto
San Sebastian de los Reyes (Madrid). Dei nani torturano e mutilano alcuni vitellini per ore intere. Quando i vitelli cadono agonizzanti, i nani danzano sui loro corpi.

Settembre
Ciruelas Cifuentes (Madrid). Delle giovani mucche vengono rincorse e schiacciate con dei trattori.

Ottobre
Fuenlabrade (Madrid). Quattro animali (tori o mucche) vengono picchiati, pugnalati, feriti con ogni tipo di strumento dalla folla e muoiono per dissanguamento.

Novembre
Igea (La Rioja). Si spezzano le membra a dei vitelli e poi li si getta nel vuoto da una piattaforma.

Dicembre
Notilla del Palancar (Cuenca). Nel corso di uno spettacolo delle galline vengono lapidate a morte.


*NdR: Pare che dal 2000 non venga più gettata una capra viva, bensì una di pietra-cartone.

Meno carne, più cibo

RIDURRE GLI ALLEVAMENTI INTENSIVI
PER SFAMARE I PAESI POVERI

Comunicato Stampa LAV, 9 lug 08
Lav diffonde Rapporto sull'industria animale realizzato dalla Wspa.

L’attuale crisi mondiale alimentare figura tra le priorità nell’agenda dei lavori del vertice del G8, riunito da ieri in Giappone, durante il quale il Primo Ministro giapponese auspica una decisione comune rispetto alla questione.

All’interno del summit di quest’anno, infatti, i leader degli 8 maggiori Paesi industrializzati prevedono di concordare la formazione di una task force per affrontare la crisi mondiale alimentare. Tale gruppo avrà lo scopo di affrontare il problema immediato di carenza alimentare dei paesi più poveri, così come sfide a lungo termine, quali l’incremento della produzione alimentare.

Per affrontare il problema dal punto di vista del benessere animale, l’associazione internazionale WSPA (Società mondiale per la Protezione degli Animali), ha realizzato un rapporto, diffuso in Italia dalla LAV, intitolato “INDUSTRIAL ANIMAL AGRICULTURE – PART OF THE POVERTY PROBLEM” (L’INDUSTRIA DELL’ALLEVAMENTO ANIMALE - PARTE DEL PROBLEMA POVERTA’), nel quale mette in evidenza quanto l’allevamento intensivo di animali, destinati al consumo alimentare umano del 20% della popolazione mondiale che risiede nei Paesi industrializzati, incida considerevolmente sulla scarsità di risorse alimentari per i Paesi più poveri.

L’esperto di alimentazione e agricoltura Colin Tudge, che ha scritto la prefazione al rapporto della WSPA ed è l’autore di “Sfamare le popolazioni è facile”, ponendo l’accento sull'impatto dell’allevamento industrializzato di animali sulla povertà a livello mondiale, ha dichiarato: "La relazione della WSPA va diritto al cuore della questione, praticamente, moralmente e politicamente, dimostrando che l’allevamento industrializzato di animali influisce negativamente sulla povertà globale in una dozzina di modi diversi. "

Il rapporto della WSPA propone di esaminare il problema dalla radice, riconsiderando il sistema economico fin qui adottato, e suggerendo, tra le altre soluzioni al problema della carenza di cibo, la rinuncia o la riduzione del consumo di carne, per garantire che i raccolti mondiali di grano possano alimentare il maggior numero di persone possibile.
Il benessere degli animali, quindi, deve essere parte della soluzione del problema della fame e la povertà mondiali.

“Il G8 ha la grande opportunità di accogliere le proposte che ormai vengono da organismi di tutto il mondo e indirizzare chiaramente a una riduzione delle produzioni animali a livello mondiale, liberando ingenti quantità di proteine vegetali impiegabili da subito per contrastare la crisi alimentare mondiale. – dichiara Roberto Bennati Vicepresidente LAV – Non sono più sostenibili scelte alimentari che mirano ad incentivare consumi animali, responsabili della distruzione di foreste, dei cambiamenti climatici, dell’inquinamento e anche della diffusione delle malattie, come testimoniato da rapporti della FAO. E’ necessario ridurre o eliminare i consumi di animali e promuovere modelli di sviluppo capaci di dare cibo a tutti gli abitanti del pianeta in un sistema di efficace e democratica ripartizione delle risorse”.


Punti chiave della relazione WSPA:

• Ci sono ancora 854 milioni di persone sottoalimentate in tutto il mondo, di cui 820 milioni nei paesi in via di sviluppo, 25 milioni nei paesi in “transizione” e 9 milioni nei paesi industrializzati (dati FAO 2001-2003).
• La storia ha dimostrato che l'allevamento industriale degli animali ha un effetto devastante sugli allevamenti a conduzione familiare, i piccoli agricoltori e le comunità rurali.
• La fame e la malnutrizione uccidono più di cinque milioni di bambini ogni anno, e il costo per i paesi in via di sviluppo corrisponde a miliardi di dollari in perdita di produttività.
• La crescita dei sistemi intensivi di allevamento nei paesi in via di sviluppo minaccia la sostenibilità sia delle popolazioni rurali sia i tradizionali sistemi di produzione alimentare.
• Le grandi aziende di allevamento intensivo di animali tendono alla riduzione dei costi, diminuendo il numero degli addetti, e modificando il patrimonio genetico degli animali.
• Sarebbe più efficace coltivare vegetali commestibili che hanno una buona resa e che possano essere utilizzati direttamente per l’alimentazione umana.
• Il Consiglio Mondiale Alimentare delle Nazioni Unite ha stimato che il trasferimento di “una percentuale tra il 10% e il 15% dei cereali ora utilizzato per l’allevamento degli animali sarebbe sufficiente a garantire l’approvvigionamento alimentare per gli attuali livelli della popolazione umana".

(Disponibile in formato elettronico il rapporto completo “INDUSTRIAL ANIMAL AGRICULTURE – PART OF THE POVERTY PROBLEM” - © WSPA 2007).

Galline in fuga

GALLINE, LAV RISPONDE AD AVITALIA E UNA: “CONDIZIONI DI VITA DI GALLINE IN GABBIA CENSURATE DA ISTITUZIONI UE E SCIENTIFICHE. ITALIA GIA’ SOTTOPOSTA A PROCEDURA D’INFRAZIONE PER AVER RECEPITO LA DIRETTIVA UE PROROGANDO IL TERMINE DEL BANDO DELLE GABBIE DI BATTERIA”.
La LAV, presente anche oggi in centinaia di piazze delle principali città italiane per chiedere al Governo la conferma del bando al 2012 delle gabbie di batteria per le galline ovaiole (approfondimenti su www.lav.it), risponde alle affermazioni del presidente di Avitalia, Gaetano De Lauretis, e ad UNA, precisando che tale bando è stato deciso dall’Unione Europea nel 1999 sulla base di evidenze scientifiche chiare ed inequivocabili sulle condizioni di vita delle galline ovaiole allevate nelle gabbie di batteria. Queste gabbie provocano alle galline enormi sofferenze fisiche e psicologiche, come evidenziato anche da uno studio scientifico commissionato dalla Commissione Europea, denominato Laywel, che afferma: “il benessere delle galline è gravemente compromesso nelle gabbie convenzionali e queste gabbie non garantiscono alcun potenziale per assicurare un adeguato benessere degli animali.”

Nel 2005, inoltre, l’EFSA, l’Autorità per la sicurezza alimentare, in un suo rapporto ha inequivocabilmente scritto che “…impossibilità di movimento e alti livelli di osteoporosi, costituiscono una grave pregiudiziale al benessere delle galline ovaiole.”
La Commissione UE nella sua relazione al Consiglio e al Parlamento, con la quale il mondo avicolo ha preso atto dell’intenzione dell’Europa di bandire queste vergognose gabbie di batteria, afferma: “…le gabbie di batteria causano diversi problemi di benessere agli animali e sono problemi inerenti il sistema di allevamento”.


Inoltre,
sempre nella Comunicazione al Consiglio e al Parlamento, la Commissione UE ha fatto proprio il parere dell'EFSA secondo il quale: “le galline preferiscono deporre le uova in un nido, possibilmente chiuso e formato da uno substrato premodellato o modellabile. Quindi i pollai dovrebbero disporre di nidi adatti, adeguatamente collocati. Anche bere, mangiare, razzolare e probabilmente fare i bagni di polvere sono comportamenti altamente prioritari. Inoltre, riposare e appollaiarsi sono elementi importanti del benessere dei volatili. Se le galline non possono soddisfare questi bisogni comportamentali primari, le frustrazioni, privazioni o lesioni che ne derivano possono nuocere gravemente alla loro salute e al loro benessere.”

“Basterebbero queste affermazione a dimostrare quanto la denuncia della LAV si basi su dati scientifici e non su interpretazioni di parte – dichiara Roberto Bennati, vicepresidente della LAV – Avitalia, invece, dica chiaramente ai consumatori che le gabbie arricchite di cui parla, ma per le quali gli allevatori non rispettano gli standard, non sono quelle oggi utilizzate dall’industria italiana, quella stessa industria che vuole mantenere le gabbie di batteria convenzionali, ancora in uso ancorché condannate dalla scienza, dall’economia e dai cittadini”.

“Alle affermazioni dell’UNA (Unione Nazionale Avicoltura) che imputa alla Commissione UE il mancato rispetto degli standard per le gabbie di batteria, la LAV ricorda che il rispetto delle norme in vigore non era subordinato alla relazione della Commissione stessa, che rappresentava, invece, uno strumento per valutare l’impatto di tale applicazione – prosegue Bennati – Le leggi si rispettano e le relazioni sull’applicazione servono a vedere quanto le norme vengano applicate. E la Commissione UE, infatti, ha ampiamente constatato che molti Stati UE, tra cui l’Italia, non lo fanno”.

Quello che le associazioni degli allevatori non dicono ai cittadini, infine, è che hanno ufficialmente chiesto e ottenuto dal Ministero della Salute che l’Italia si schieri contro la legge italiana ed europea per il mantenimento di un sistema di allevamento i cui tassi di mortalità sono elevati, il cannibalismo è considerato uno dei maggiori problemi, il taglio del becco degli animali è una necessità, le fratture delle ossa e l’osteoporosi sono solo alcune delle patologie ampiamente diffuse.

L’Italia è stata già deferita alla Corte di Giustizia Europea e ha subito una procedura di infrazione da parte dell’UE proprio per aver deciso, su richiesta di chi oggi grida allo scandalo per le affermazioni della LAV, di recepire la Direttiva europea permettendo l’installazione di gabbie convenzionali oltre il termine previsto dalla Direttiva, e per avere vergognosamente considerato spazio a disposizione delle galline aree interne alla gabbia, in realtà espressamente non considerabili spazi a disposizione delle galline dalla Direttiva stessaconclude Bennati – Questi comportamenti sono delle evidenti violazioni di legge, nonché del rispetto dovuto ai consumatori e purtroppo anche delle finalità che le autorità sanitarie sono chiamate a svolgere.”

9 marzo 2008
Ufficio stampa LAV 06.4461325 – 329.0398535 – 339.1742586 www.lav.it