L'alimentazione vegana

Quando si pensa a qualcuno che vive senza mangiare carne né alcun altro prodotto d'origine animale si è subito portati a immaginarlo come una persona ad alto rischio di carenze alimentari. Siamo culturalmente condizionati a generare questo tipo di pensieri. E ciò non solo perché l'industria dello sfruttamento animale a scopo alimentare è una delle più potenti del pianeta, ben collegata ai media e riverita da tutti i governi. Ma perché da quando esiste la società umana esiste anche lo sfruttamento degli animali non umani per scopi alimentari. Tanto che a molti il nutrirsi di carne appare come una delle conquiste della "civiltà". Altri invece lo considerano un fatto naturale, ordinato in qualche modo dalla biologia stessa...

Si potrebbe parlare molto di quanto "naturale" sia mangiare animali per un Homo sapiens sapiens, sempre che prima ci si sia accordati su cosa l'aggettivo "naturale" voglia esattamente dire... Con una certa approssimazione, si potrebbe dire che la dieta per noi più "naturale" sia quella che seguivano i primi esemplari della nostra specie - nella misura in cui loro senz'altro più di noi "seguivano" ciò che la "natura" li spingeva a fare. Ma il concetto stesso di "natura" è opinabile e culturalmente condizionato, e dunque tutto il discorso lo si deve fare con riserva.
Non sappiamo esattamente di cosa quegli individui si nutrissero, ma sembra che la maggior parte del fabbisogno calorico fosse garantita da semi, frutta e radici selvatiche. La carne giocava un ruolo relativamente secondario, dato che la caccia alla grossa fauna era possibile solo in gruppo, ed era necessario poi l'uso del fuoco per rendere mangiabili i resti animali.

Quello che la biologia ci dice invece senza ombra di dubbio riguardo ai nostri progenitori, è che fossero degli onnivori. O meglio, degli "onnivori opportunisti", come si dice nel linguaggio scientifico. Ciò vuol dire che potevano mangiare praticamente tutto ciò che volevano e che riuscivano a trovare nel loro habitat. E che i loro organismi avevano acquisito la capacità di poter sopravvivere nutrendosi di un ampio ventaglio di cibi, senza dipendere strettamente da questo o quel cibo, e senza necessariamente doversi nutrire di "tutto" (errore questo molto comune, quando si pensa a un animale onnivoro).
In altre parole, potevano vivere in modo completamente vegetariano, in modo prevalentemente vegetariano (con un apporto di carne saltuario) o in modo prevalentemente carnivoro (dove l'abbondanza di carogne o di specie vive ma facilmente cacciabili consentiva questo stile di vita).
Dunque, se proprio vogliamo appellarci alla nostra biologia, dobbiamo partire dal fatto che siamo degli onnivori opportunisti. E dobbiamo concludere che il modo di mangiare per noi più "naturale" sia quello che ci scegliamo noi stessi, in base alle "opportunità" che la nostra vita ci consente.

Di fatto però, i più recenti studi confermano che una dieta completamente vegetariana è quella che maggiormente giova alla salute dell'Homo sapiens sapiens. I benefici più consistenti si riscontrano verso le malattie cardovascolari (infarto, ictus), molti tipi di cancro (particolarmente quello della prostata e dell'intestino) e verso le malattie degenerative senili (Parkinson, Alzheimer). Sembra anche che la durata della vita sia aumentata dalla dieta completamente vegetariana (vegana).

Il pensiero che chi esclude dalla propria dieta tutti i cibi d'origine animale rischi carenze nutrizionali è quindi privo di fondamento scientifico. Sembrerebbe sia necessario assumere la vitamina B12, ma nessuno studio è mai riuscito finora a dimostrare questo in modo del tutto convincente. La vitamina B12 è l'unica a non essere presente nei cibi d'origine vegetale (vi sarebbe in realtà presente naturalmente, prodotta dai funghi e dai batteri che vivono sulla superficie non trattata delle verdure allo stato naturale, ma i lavaggi e i trattamenti industriali impediscono questa eventualità). L'integrazione della vitamina B12 viene quindi attualmente consigliata, a scopo puramente precauzionale, a chi segua una dieta vegana.

Sempre a scopo precauzionale - dato che anche in questo caso nessuno studio ha mai documentato una maggior facilità a sviluppare carenze nutrizionali nei vegani piuttosto che negli onnivori - viene anche consigliata l'integrazione del calcio e della vitamina D (per quanto riguarda quest'ultima, specialmente a chi vive in climi dove l'irradiazione solare è bassa, e soprattutto in inverno: questo perché la vitamina D viene normalmente prodotta dall'organismo tramite l'esposizione della pelle alla luce solare).

Quanto al ferro, non c'è alcuna prova che un vegetariano possa essere soggetto ad anemia più facilmente di un onnivoro. Tuttavia, e anche qui a scopo precauzionale, per facilitare l'assunzione di questo minerale da fonti vegetali, viene consigliato di associare nello stesso pasto cibi ricchi di ferro (come i legumi) a cibi ricchi di vitamina C (come gli agrumi), poiché la vitamina C facilita l'assimilazione del ferro. Mentre è sconsigliato associare - per il motivo opposto - a cibi ricchi di ferro i cibi ricchi di calcio (come il tè, o i latticini), perché sembra ostacolino l'assunzione del ferro (sempre se associati nello stesso pasto).

Riguardo al calcio, i vegetariani non hanno alcun problema, poiché questo minerale è ben presente in un ampio numero di verdure. Inoltre, molti studi indicano che il bisogno di calcio per un vegetariano è inferiore a quello di un onnivoro. Questo perché una dieta onnivora introduce solitamente nell'organismo un eccesso di proteine (d'origine animale): un tale surplus proteico viene espulso con le urine, e in questo processo viene consumata una discreta quantità di calcio. Col tempo quindi una dieta onnivora, pur fornendo all'organismo un alto livello di calcio attraverso l'alimentazione, finisce per sottrargliene una quantità ingente per "riaggiustare" l'equilibrio nutritivo del corpo. Questa sottrazione di solito avviene attingendo alle "miniere" di calcio del nostro corpo: le ossa in primis. Ciò spiega come mai popolazioni storicamente vegetariane sembrano immuni verso malattie che comportano carenze di calcio nelle ossa, come l'osteoporosi - comunissima invece nelle società carnivore (l'osteoporosi è infatti considerata una delle cosiddette "malattie del benessere").

In conclusione, una dieta d'origine completamente vegetale (vegana) non pone alcun rischio di carenze, fintanto che venga ben bilanciata in vitamine e minerali e che risponda al fabbisogno calorico dell'individuo. Una base di cereali (pane, pasta, riso, mais, ecc.) associata a un apporto discreto di legumi (ceci, fagioli, lenticchie, soia, ecc.) fornisce tutte le proteine e gli amminoacidi essenziali all'organismo.
Non è necessario fare alcun equilibrismo, alcun salto mortale per armonizzare cereali e legumi nello stesso pasto, come si credeva fino a poco tempo fa. Né è imprescindibile assumere soia. La soia contiene tutti gli amminoacidi essenziali (i legumi nostrani, come ceci o fagioli, ne contengono la maggior parte); ma basta assumere ceci o fagioli assieme a cereali (per es. pane o pasta) ed ecco che gli amminoacidi essenziali sono garantiti dallo stesso pasto.
A questa base vanno aggiunti frutta e verdura - meglio se freschi e crudi, o cotti leggermente (una cottura intensa elimina gran parte dei nutrienti) - e possibilmente un pò di semi (sesamo, lino, ecc.) o frutta secca (mandorle, noci). Nient'altro è necessario per vivere in salute con una dieta vegetariana.

(by Francesco)

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